Siamo ai primi di marzo e parliamo della mimosa. Dalla chioma ampia e “scomposta” di questo bellissimo albero, capace di arredare – con la sua fioritura esuberante e il suo profumo inebriante – ogni giardino o viale alberato, viene estratto un olio essenziale giallo ambrato (essenza assoluta) o una massa solida gialla di consistenza cerosa(essenza concreta), dal profumo decisamente floreale arricchito da note legnose.
L’essenza “concreta” e quella “assoluta” vengono ottenute dai capolini sferici gialli e profumati – raccolti in grappoli di 7-10 centimetri – dell’Acacia dealbata (A.decurrens), albero originario dell’Africa settentrionale e centrale, introdotto – dalla Tasmania – in Europa all’inizio del secolo scorso come pianta ornamentale.
L’olio di mimosa – essendo estratto con l’aiuto di solventi o alcol, non per distillazione perché aroma è così delicato che si altera con il calore) – viene usato soprattutto per la formulazione di profumi e di acque di colonia, dove si armonizza con aromi floreali e speziati.
Il suo profumo estremamente seducente – potente e penetrante – riporta alla rinascita primaverile e ad una rinnovata sensazione di benessere.
Le sue note olfattive permettono alla donna di entrare in contato con la sua femminilità, ma la tempo stesso con la sua forza ed il suo potere, regalandole allegria e serenità interiore. Calma gli eccessi emotivi ed aiuta a sentirsi più forti e protetti. Riesce – all’interno di una relazione – ad attivare la comunicazione.
Come usarla: può essere utilizzato con l’aiuto di un diffusore per ambienti di oli essenziali – ne esistono elettrici o a fiamma) per amplificare la sensazione di benessere durante la giornata, magari miscelato al bergamotto o al neroli, ma anche per favorire il relax alla sera, eventualmente miscelato alla lavanda o all’incenso.
Curiosità: L’usanza di regalare un rametto di mimosa nella “giornata internazionale della donna” in occasione dell’8 marzo è un’usanza tipicamente italiana, nata a Roma nel 1946: l’idea era quella di trovare un fiore da mettere all’occhiello che caratterizzasse la giornata venne scelta la mimosa che – crescendo rigogliosa in tanti giardini di Roma anche a marzo, quando la maggior parte delle piante sono ancora spoglie – assicurava un bel colpo d’occhio – grazie al suo colore allegro e vivace – e consentiva di non esagerare con i costi in quanto facilmente reperibile. Si tratta di una scelta anche simbolicamente molto indicata: come tutte le acacie, la mimosa si associa alla resurrezione di Cristo e rappresenta il passaggio dalla morte ad uno stato di luce. E’ in definitiva un emblema naturale di rinascita e vittoria che si avvicina simbolicamente anche all’universo femminile: pur fragile nell’aspetto è una pianta robusta, con le radici profondamente adese al terreno, capace di evocare l’immagine dell’energia femminile più profonda e nascosta.
Stefania La Badessa, nota sul web con il nome del suo alter-ego Fitogirl, è una farmacista calabrese, scrittrice, pubblicista, esperta di piante medicinali e medicine complementari – note fino a qualche tempo fa come “alternative” e più recentemente definite “integrate” – che poi è una definizione generica per racchiudere tutte le varie tipologie di cura naturali, dall’omeopatia all’ayurveda, dall’agopuntura al reiki.
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