Parliamo di acetosella. Il gambo di questa pianta ha rappresentato un vero e proprio “passatempo” per i ragazzi di intere generazioni: strizzato tra i denti fornisce infatti un succo amarognolo, asprigno e dolce al tempo stesso, capace di allontanare immediatamente l’arsura anche durante le escursioni più faticose.
Io stessa, l’ho “presentata” ai miei figli, ignari mebri di questa era digitale, facendogliene rosicchiare uno stelo, esattamente come mio padre aveva fatto con me a suo tempo, durante le nostre passeggiate in campagna.
A perdita d’occhio, dalla campagna alla costa, i fiori di questa pianta – tra gennaio e marzo – creano intere distese di fiori gialli, capaci quasi di riflettere la luce del sole, inondando di allegria la nostra bella Calabria, tracciando un profilo giallo sullo sfondo del mare.
Stiamo parlando dell’acetosa, nota anche con i nomi di acetosella gialla o trifoglio giallo, un’erba antica caratterizzata da un sapore acidulo al palato che dipende dal suo contenuto di acido ossalico, che la rende ricercata in cucina, per arricchire insalate, insaporire minestre e arrosti.
Appartiene alla famiglia delle Oxalidaceae ed Il suo nome scientifico è Oxalis pes-caprae , dove il il termine “oxalis” deriva dalle parole di origine greca “oxsys” ossia “pungente” e “hals” che significa “sale”, che fanno chiaro riferimento al sapore acidulo e pungente delle sue foglie e degli steli. Il termine che fa riferimento alla special “pes-caprae” si riferisce invece alla forma della radice, simile nell’aspetto allo zoccolo della capra.
Si tratta di una pianta erbacea, con rizoma squamoso, caratterizzata da foglie con lungo picciolo e trifogliate, a forma di cuore: ci sono tracce della presenza di questa pianta già intorno alla fine del 700 in Sicilia, da dove si propagò poi in tutto il bacino del Mediterraneo.
Nella medicina popolare si utilizzava come diuretico e depurativo, oppure per impacchi sulla pelle arrossata: l’acetosella tritata veniva usata per una rapida guarigione delle piaghe cutanee. Oggi l’uso a scopo curativo dell’acetosella è stato abbandonato per l’elevata tossicità dell’acido ossalico, che tende a dare disturbi a carico dello stomaco e dell’intestino, ma soprattutto a carico delle vie renali dove c’è la possibilità che si depositino cristalli di ossalati di calcio.
Più interessante l’uso in cucina, che spazia dalle insalate alle salse di accompagnamento per carni lessate. pesci e uova. Alcune ricette suggeriscono l’uso dei piccoli bulbi, da consumare dopo averli adeguatamente ripuliti, arrostendoli sulla brace, conditi poi con olio e limone. Quando viene lessata, perde quasi tutta la sua carica di ossalati.
Curiosità: I fiori e le foglie della pianta tendono a chiudersi e ripiegarsi al ridursi della luce solare o quando è brutto tempo, indicando ancora oggi ai contadini la possibilità di piogge imminenti.
Stefania La Badessa, nota sul web con il nome del suo alter-ego Fitogirl, è una farmacista calabrese, scrittrice, pubblicista, esperta di piante medicinali e medicine complementari – note fino a qualche tempo fa come “alternative” e più recentemente definite “integrate” – che poi è una definizione generica per racchiudere tutte le varie tipologie di cura naturali, dall’omeopatia all’ayurveda, dall’agopuntura al reiki.
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